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Le singole icone delle grandi Feste vengono esposte al bacio dei fedeli nel giorno corrispondente su un apposito leggio (proskinitírion), talora sormontato da un piccolo ciborio (kuvúklion). Inoltre in numero di dodici formano una serie che si trova riunita sull'iconostasi quando lo spazio lo consente. Sono facilmente riconoscibili come episodi del Vangelo più la Pentecoste e la Dormizione di Maria. Ttuttavia alcuni particolari qui di seguito esposti, sono sconosciuti nell'iconografia occidentale:
La Nascita di Gesù in un solo quadro comprende anche l'annuncio ai pastori e la cavalcata dei Magi in arrivo. Meraviglia la stretta fasciatura del Bambino nella grotta: è il simbolo della futura sepoltura. Meraviglia ancora di più la presenza di due donne che fanno il bagno al Bambino: è un particolare dell'apocrifo detto Protoevangelo di Giacomo; sono due levatrici che intervengono appunto per accertare che non c'era stato bisogno della loro opera.
La Crocifissione rappresenta sotto la croce una specie di piccola caverna con il teschio di Adamo il quale, secondo una tradizione, era sepolto sotto il Golgota. È chiaro il simbolismo teologico, per il quale questo particolare appare sporadicamente anche nell'arte occidentale.
La Risurrezione è raffigurata tradizionalmente mediante la discesa di Gesù vittorioso in veste sfolgorante nelle profondità dell'Ade, cioè negli inferi, nell'atto di calpestare le porte e le sbarre della Morte e di tendere la mano liberatrice ai Progenitori, mente attorno sono riconoscibili i giusti dell'Antico Testamento. Risorgendo Gesù libera dai vincoli della Morte coloro che da secoli erano in aspettativa della Redenzione. Invece la rappresentazione di Gesù che sale fuori della tomba con un simbolo di vittoria è recente nell'arte sacra dell'Oriente, ed è copiata dall'arte occidentale. La Pentecoste rappresenta i dodici Apostoli assisi in cerchio su due file, lasciando vuota la sede centrale. Oppure nel centro è seduta Maria, la Madre di Gesù. Particolare sconosciuto in Occidente è la parte inferiore della scena: in una specie di oscura caverna che talvolta un'inferriata designa come prigione, è rinchiuso un personaggio in abito regale con la corona; l'iscrizione lo identifica col Mondo (oJ Kovsmo"). Egli tiene tra le braccia allargate una fascia contenente dodici rotoli (papiri arrotolati). È il Mondo prigioniero di Satana, in attesa della predicazione dei dodici Apostoli, la quale ha inizio appunto a Pentecoste.
La Dormizione di Maria, distesa sul letto di morte alla presenza dei dodici Apostoli (come nell'arte occidentale), rappresenta Gesù che prende l'anima di Maria, raffigurata come una piccola bambina in fasce, mentre gli Apostoli celebrano il rito funebre con ceri e turibolo. Talvolta è aggiunta nella parte superiore dell'icona l'Assunzione corporale in cielo. Altro particolare non sempre presente: gli Apostoli che arrivano per via aerea, su nubi guidate da Angeli. In certe icone si trova anche il particolare che si riferisce piuttosto al trasporto funebre: l'ebreo che voleva precipitare nel torrente il sacro corpo, punito con avere le braccia spezzate e aderenti alla bara, secondo una narrazione apocrifa della Dormizione di Maria.
La Presentazione di Maria fanciulletta al Tempio (festa del 21 novembre, anche nel rito latino del sec. XIV). La scena è presente anche nell'arte occidentale, con l'accompagnamento delle fanciulle con le candele accese e l'evidenza dei gradini su cui sale Maria incontro al Sommo Sacerdote. Tutti particolari dipendenti dall'apocrifo Protoevangelo di Giacomo. Sorprende la figura di Maria che si sporge dall'alto di una finestra per ricevere il nutrimento dalle mani di un Angelo: è un particolare dello steso apocrifo (II sec.) che già molto prima del Concilio di Efeso (nell'anno 431) esalta in tutti i modi la santità di Maria come creatura di eccezione.
Notiamo che le feste sono celebrate liturgicamente col canto di composizioni poetiche ricche di immagini, di allusioni a fatti dell'Antico Testamento e di simbolismi. Alcune di queste composizioni sono state tradotte in immagini figurative. Tali sono le ventiquattro icone che rappresentano le ventiquattro strofe (oi[koi) nel famoso Inno Akáthistos (cioè, cantato in piedi) alla Vergine Maria. Tale è la complessa icona detta «In te ci si rallegra» ( jEpiv soi caivrei), che sullo sfondo di un grande tempio e degli alberi di un giardino (Paradiso) e con l'accompagnamento di Angeli e di una folla di devoti, rappresenta tutti i particolari dell'Inno a Maria (megalinario) che si canta nella celebrazione della Liturgia di S. Basilio (dieci volte in un anno).